le stesse parole

 
 
io t’ho amato sempre non t’ho amato mai
 

Le malvestite

Il quarantaquattresimo

 
Sono sconvolto.
Ha vinto Obama.
Non ci avrei mai creduto se me lo avessero detto l’altro ieri.
Sono sconvolto.
E deluso.
Non posso più odiare la’Merica come prima!
🙂 🙂 🙂
 
 

avviso ai passeggeri

Durante il mio soggiorno a Rennes apro un diario di viaggio ufficiale su: http://scarperotte.splinder.com

Tutte le case, la casa

 
Interno 4.
Su per una rampa di scale, la seconda porta a destra.
Tra il ballatoio del secondo piano e la terrazza che da sul cortile delle biciclette (sfondo rosso bolognese) una selva di lenzuola cavi di plastica e biancheria, stendardi postmoderni ad accogliere i viandanti.
Un gatto si struscia sulla grondaia – troncata a metà.
Odore di basilico e marijuana. All’interno libri accovacciati e solidarietà.
 
Entrata di servizio.
Doppi vetri ad ovattare il traffico, soprammobili e centrini, capodimonte.
Sulle scale una donna di colore sfrega il corrimano facendo dondolare il seno ritmicamente.
Carta da parati, luce fioca e polverosa.
Pendolo a scandire il senso del tempo. Antico.
 
Piano terra: contro il muro una scatola piena di oggetti, trasloco in corso.
Il sentimento imbarazzato della novità.
Un telo giallo dai ghirigori indiani copre la porta mancante. Ricreare intimità. I propri spazi.
Un cane goffo che perde ciuffi di pelo. Sorrisi e sedie bianche.
 
Strada laterale, cancelletto arrugginito verde, in fondo al corridoio superato il cortile.
Terzo piano senzascensore. Profumo di soffritto su tutto il pianterreno.
I nomi sul citofono attaccati su un adesivo sono cancellati dalla pioggia.
Famiglie indiane e slavi: quartiere etnico.
La chiave è sotto lo zerbino.
Sono tutti fuori.
 
Appena dopo l’ortofrutta, salire al secondo e suonare "Mareschi".
Il lucernario scolpisce qualche forma perplessa nell’ombra. Polvere densa.
Sul muro un poster dei VelvetUnderground e scritte a uniposca.
Posaceneri gonfi e caffè.
Saluti dalla porta socchiusa del bagno.
Una cartolina da Lima e giornali.
Sul minuscolo terrazzo la spazzatura reclama.
 
 
 

baule luminoso – seconda apertura

 

CINICITTA’

di Enrico Cicchetti

 

La riscossa

Uscì chiudendosi la porta alle spalle .

Mosse qualche passo incerto sulla strada , ancora coperta da un sottile strato di ghiaccio.

L’aria fresca del mattino gli pungeva le guance.

Incominciò a camminare più speditamente , incurante del freddo.

L’aveva attesa per lunghi anni ed ora finalmente sarebbe stata sua.

Per sempre.

Ecco, era arrivato. Entrò.

Pensò a quanto la adorava. Come nessun’altra.

Sì , oramai era questione di minuti.

E in quanto a lui non avrebbe potuto impedirglielo: ignorò il suo sguardo ostile e si avvicinò.

«La mia pensione, grazie», sibilò all’impiegato.

 

Senilità

La abat-jour diffondeva nella stanza una luce flebile, calda.

Fece scorrere le dita sul bordo del vestito, cercando la cerniera.

La mano gli tremò un poco per la tensione prima che riuscisse a trattenerne il movimento. Le si accostò ancora di più cercando di mantenere la calma.

Perché quell’imbarazzo?

Lei gli strinse le braccia lisce attorno al collo facendo aderire il corpo al suo.

Non capiva…Continuò a far scorrere le dita lungo la cucitura del vestito…Perché tutta quella soggezione ? Quel  disagio? Quand’era più giovane gli era capitato varie volte di trovarsi una donna nel letto senza sapere bene come.

Il problema era che adesso non sapeva bene perché.

 

Nomen Omen

Rimase ancora coricato e sentì il calore di lei penetrare tra le coperte.

Alzò appena lo sguardo per poterla vedere, immobile, adagiata sul suo petto.

Il calore si diffondeva lentamente nel letto.

Allungò le braccia e sentì quel suo tepore diffondersi tra le lenzuola, pacato e confortevole.

Distese la testa sul cuscino, placidamente , gli occhi ancora velati dal sonno e con un sorriso lieve pensò al dolce nome di lei: – Berta, la termocoperta –

 

Quattro amori brevi

 

Amore n° 1

“Mi ami?” chiese lei. ”Ma certo”, rispose lui. “Mi ami davvero?” chiese lei. “Ma certo!”, rispose lui. “Ma mi ami davvero, davvero, davvero?” chiese lei. “No”, rispose lui.

“Mi ami?” chiese lei. “Ma certo”, rispose lui.

Lei non chiese più nulla.

 

Amore n° 2

“Dimmi qualcosa di te” gli disse lei sorridendo.

Si sistemò la borsa di coccodrillo in mezzo alle braccia.

“Qualcosa di te” disse lui sghignazzando.

Si trovò una borsa di coccodrillo in mezzo agli occhi.

 

Amore n° 3

“Il nostro amore durerà per sempre!” le disse.

”Oh, sì…sì” sospirò lei.

“Ovviamente intendo ‘sempre’ in senso relativo”, aggiunse lui.

Lei lo colpì con un tostapane elettrico.

 

Amore n°4

Si misero insieme ma dopo due mesi lei se ne andò dicendo: “Non cambierai mai!”.

Tornarono insieme.

Due mesi dopo lei se ne andò dicendo: “Sei troppo cambiato!”.

Lui la trafisse con una racchetta da sci.

(in)Fedeli alla linea

 

 

Islam punk, Islam punk, Islam punk und punk Islam
Punk Islam, punk Islam, punk Islam und Islam punk

Istanbul sono a casa
Corro di fianco al muro
Non lo so non lo voglio sapere
Che differenza fa
“Wir sind die Turken von Morgen”
Invece di pensare continua a salmodiare

Islam punk, Islam punk, Islam punk und punk Islam
Punk Islam, punk Islam, punk Islam und Islam punk

Se fossi un figliol prodigo
Avrei un vitello grasso
Mi sono perso ad Istanbul
E non mi trovano più
Dovrebbero seguire le mie voglie
La sera appena alzato o tardi la mattina
Dopo la colazione prima d’addormentarmi
Chiudi un po’ la finestra
Mezzogiorno in penombra
Sfondo bianco e pulito
Sfondo bianco e pulito

Islam punk, Islam punk, Islam punk und punk Islam
Punk Islam, punk Islam, punk Islam und Islam punk

Tre dall’ospedale psichiatrico
Tre in libertà invigilabile
Tre che incontri se meriti
Non ne girano molti
Martin battezza le strade
Dona loro una vita
Fa sacrifici al traffico
Offre agli dei dei muri
A Istanbul sono a casa
Ho un passato e un futuro
Ho un presente che è Dio
E fa la cameriera
Non ne girano molte
Solo nei posti giusti
Non ne girano molte
Solo nei posti giusti

Islam punk, Islam punk, Islam punk und punk Islam
Punk Islam, punk Islam, punk Islam und Islam punk

Istanbul tanz
Istanbul tanz
Istanbul tanz tanz tanz
Tanz Istanbul
Tanz Istanbul
Istanbul tanz
Istanbul tanz

Istanbul tanz

Ankara… Ankara

ALLAH E’ GRANDE E GHEDDAFI E’ IL SUO PROFETA!!!

Punk in Beirut punk in Smirne
Punk in Ankara
Punk in Beirut punk in Smirne
Punk in Ankara
Ankara Ankara

Islam punk, Islam punk, Islam punk und punk Islam
Punk Islam, punk Islam, punk Islam und Islam punk

Istanbul tanz
Istanbul tanz
Istanbul tanz tanz tanz
Tanz Istanbul
Danz Istanbul
Tstanbul tanz
Istanbul tanz

Islam punk, Islam punk, Islam punk und punk Islam
Punk Islam, punk Islam, punk Islam und Islam punk

Punk in Beirut punk in Smirne
Punk in Ankara
Punk in Beirut punk in Smirne
Punk in Ankara

Ankara
Ankara…

 
 
 
 

CARRIERE DI STATO:gli uomini del G8, tutti promossi

 

La sequenza fotografica pubblicata sul Corriere della Sera all’indomani delle giornate del G8 di Genova del luglio 2001 è impressionante. E a pochi sarà sfuggita. Vi si vede un giovane a terra preso a calci da poliziotti in divisa che lo circondano e da altri in borghese, ma riconoscibili come appartenenti alle forse dell’ordine perché indossano il casco ed impugnano il manganello.
Per solerzia, ferocia e determinazione tra tutti si distingue però un uomo in borghese: jeans, camicia bianca e scarpe di camoscio. Sulle prime sembra essere un altro poliziotto in borghese, ma il suo ruolo nella polizia è molto più elevato: all’epoca era il numero due della Digos genovese. Il suo nome? Alessandro Perugini. E’ lui nella sequenza che sembra prendere addirittura la rincorsa per assestare i calci più violenti. Ad un manifestante – è bene ricordarlo – che è a terra, ormai inerme e preda della violenza dei suoi aggressori e che oltretutto non è un energumeno, ma un minorenne, un ragazzo di appena 16 anni.
Alessandro Perugini – che per i fatti di Genova è imputato anche per il lager di Bolzaneto (era il massimo responsabile della Polizia nella caserma delle sevizie) – per quel pestaggio, assieme ai quattro suoi sottoposti, è sotto processo a Genova con le accuse di lesioni personali aggravate, falso ideologico, calunnia, abuso d’ufficio, minacce e danneggiamenti, roba da dieci anni di reclusione. Nell’udienza del processo in cui è stato interrogato, con sommo sprezzo del ridicolo, ha avuto però il coraggio di negare ogni addebito, sostenendo di non aver colpito il giovane. Nonostante questo suo comportamento – che in entrambe le vicende, pestaggio e testimonianza al processo, non fa onore alla Polizia – Alessandro Perugini già da tempo è stato promosso vice-questore.
E’ questo tema delle promozioni ciò che nel dopo Genova 2001 più solleva indignazione. Innanzitutto perché ribadisce che il nostro è il Paese dell’impunità: a sette anni da quei fatti l’unica condanna riguarda i no global. In secondo luogo perché quelle promozioni sanciscono il diritto alla violenza e al sopruso di quelle che dovrebbero essere le forze dell’ordine.
Grazie al prezioso lavoro di Enrica Bartesaghi, del Comitato Verità e Giustizia per Genova, ora abbiamo la ricostruzione completa delle brillanti carriere dei poliziotti inquisiti per Genova. La semplice lettura dell’elenco è un colpo allo stomaco.

Fabio Ciccimarra è l’ultimo dei poliziotti imputati a Genova ad essere stato promosso. Di lui sembravano essersi dimenticati. E così il 30 dicembre dello scorso anno da vice questore aggiunto (già commissario a Napoli), Ciccimarra è diventato capo della squadra mobile di Cosenza. Eppure per i fatti di Genova, in particolare per la spedizione punitiva alla Diaz, risulta tra gli imputati, mentre a Napoli, per le violenze nella caserma Raniero (marzo 2001) deve rispondere di reati gravissimi come sequestro di persona, violenza e lesioni.
Ma nel proporvi questo elenco di promossi è bene cominciare dall’inizio, cioè da lui, Gianni De Gennaro, il capo della polizia buono per tutte le stagioni, gradito al centro-sinistra come al centro-destra, il quale – nonostante sia indagato a Genova per induzione alla false testimonianza in un procedimento correlato all’assalto dei suoi uomini alla Diaz – è diventato prima Capo di Gabinetto del ministro Amato all’Interno e poi supercommissario per le immondizie a Napoli. Se uscirà indenne dai rifiuti napoletani, De Gennaro può tranquillamente aspirare a diventare il capo del servizio segreto civile.
Ha fatto un doppio salto di carriera anche Gilberto Caldarozzi, un altro dei 29 imputati per la Diaz, che da numero due dello Sco, il servizio centrale operativo, prima ne ha assunto la direzione e poi è diventato dirigente superiore “per meriti straordinari” per aver partecipato alla cattura del boss Bernardo Provenzano.
Bella carriera (doppia) anche per Francesco Gratteri, anche lui tra gli accusati per i pestaggi alla Diaz: era direttore dello Sco è diventato prima questore di Bari ed ora è responsabile della Direzione anticrimine centrale, il Dac.
E che dire di Giovanni Luperi: il trampolino di lancio del sangue versato alla Diaz lo ha lanciato da vice direttore dell’Ucigos ad un prestigioso incarico europeo per poi farlo atterrare in un settore molto delicato: il Dipartimento analisi del nuovo servizio segreto civile.
Dalla graticola del processo per la Diaz (era il capo della Digos genovese) a vice questore vicario a Torino: anche a Spartaco Mortola non è andata affatto male. 
Salto di qualità anche per Filippo Ferri, anche lui implicato per i fatti della Diaz, che dalla guida della squadra mobile di La Spezia e passato a quella, certamente più importante, di Firenze.

Accusato di concorso in lesioni, falso e calunnia per la Diaz, Vincenzo Canterini, comandante del VII Nucleo sperimentale antisommossa del primo Reparto Mobile di Roma. A Genova è imputato anche in un altro processo con le accuse di lesioni personali aggravate e violenza privata per aver lanciato una bomboletta spray di gas urticante (assolutamente illegale) contro tre dimostranti. Per le sue gesta, Canterini è stato ampiamente ricompensato. Addirittura due volte: prima è diventato questore e ora presta servizio a Bucarest, in Romania, in un organismo internazionale: il  SECI (South East Cooperation and Investigation).

Ma, ovviamente, non hanno fatto carriera solo i poliziotti. Anche per gli agenti della polizia penitenziaria (ex agenti di custodia, secondini insomma) i premi per il lavoro svolto a Bolzaneto non sono mancati. Figurano tra i gratificati il colonnello Oronzo Doria, diventato generale, ed i capitani Ernesto Cimino e Bruno Pelliccia, entrambi promossi di grado a maggiori.

Ora si attendono le promozioni degli altri imputati delle forze dell’ordine nei processi di Genova.

 

http://www.informationguerrilla.org/

BELLISSIMA!

 
 
BASTA BUONISMO (frustrazioni dell’elettorato)
  
 
 
 
 
 trovate questo e altricapolavori di Fricca su: 

HAI UNA SIGARETTA?

Uno ci prova anche, a buttarsi a destra, ma come si fa? Hai voglia a parlare di ritirata strategica, di resa allo spirito dei tempi… giusto il tempo di accendere il microfono a Gianfranco Fini e patatrac. Il più grande statista del secolo (quando tace) ha colpito ancora.

"Quel gruppo che si definisce neonazista va punito, ma quello che accade a Torino è più grave". A Torino, se ve lo chiedete, per ora hanno bruciato solo due bandiere israeliane (2) e una bandiera USA (1), ma se Fini insiste, chissà.

È morto Nicola Tommasoli. Per il presidente della Camera la sua vita valeva meno di tre drappi azzurri e bianchi. Per il presidente della Camera ammazzare di botte un cristiano per una sigaretta è meno grave di bruciare un’effigie per ragioni ideologiche. Questo non sa nemmeno che per la legge italiana i "futili motivi" sono un’aggravante.

Ma forse sono un’aggravante solo per gli albanesi e i rom – i visi pallidi, invece, se proprio devono ammazzare, lo facciano per un futile motivo; così nessuno li strumentalizzerà. "Hai una sigaretta?" Ci sono città in Italia dove un viso non pallido questa domanda non osa nemmeno rivolgerla. In queste città girano facce pulite e belle giacche che fanno paura. Gente che ti squadra come nessun marocchino o tunisino ha mai osato squadrarti. Li allevano così. Li pascolano così. Volpacchiotti eleganti, utili a spaventare i roditori.

Poi un giorno allentano il guinzaglio – giusto di quel poco che basta perché facciano una cazzata più cazzata del solito – ed ecco che scatta la caccia alla volpe. Tutti in bella vista a cacciare i Cattivi, per primo il Sindaco, naturalmente. E via che si va, finché c’è Allarme Criminalità c’è speranza.

 
LIBERAMENTE TRATTO DA: http://leonardo.blogspot.com/  LEGGETELO LEGGETELO! LEGGETELO!